“Una vez con locura te amé”
La barca di cartapesta si allontana,
mi ha abbandonato qui
sopra questo letto di rocce,
non so nuotare
ho sempre camminato per deserti,
la vita mi pesa tre volte
la carne
il sogno
e l’addio.
Non ho annunciato all’oceano il mio ritorno
non spedito nessuna lettera alla tua dimora
non ho bussato alle finestre della notte,
mi ritrovo qui
immobile
come il silenzio
come una quercia
come quando ti dissi
– senza pronunciar parola –
che t’amavo,
ma oggi non è ieri
ed io non mi appartengo,
tu sei assente
e le nostre strade si sono divise per sempre
– azione violenta di repressione –
-tu sei rimasta indelebile nella mia memoria
invece il mio corpo ha continuato a vagare nella notte,
cercandoti dentro ad ogni cantina
bevendoti nei fondi di ogni di bicchiere di vino
fumandoti sino al filtro per poi tossire,
ma senza mai rivederti
il tempo ha cancellato il suono rauco della tua voce
ma non le parole che uscirono dalla tua cassa toracica quella notte,
esse sono rimaste incise dentro le mie vene
e sono quelle che oggi
– alle dieci del mattino –
mi fan vagare per questa città
con il sole sopra la testa
con le scarpe rotte
e un libro riletto mille volte,
mi duole saperti perduta
e non saper nuotare per raggiungerti nell’orizzonte
per guardarci negli occhi
prima che io affoghi dentro questo oceano di colori indefiniti.
– Il Tuo Naufrago
Pagina 29 del mio taccuino –
Neftali Basoalto
Pubblicato su Versi per Milena
Tag: 18 aprile, abbandonare, Abril, Accion Poetica, Acqua, Addii, Addio, aftersex, amante, Amanti, amar, amare, Amarti, Amata, amor, Amore, Amore di Luna e Corpo di Grano, amore errante, Amore Platonico, Andare, Appartamento, Appuntamento, April, aprile, Art, arte, artes, artista, attese, Attori, autore, autunno, Avere, bacio, Bar, Biblioteca, Blog, blogger, bloggers, Book, bosco, caffè letterario, Cancelli, canto, Cardiopatia, carne, Carta, Corazon, Corpi, Cratere, Crateri, Crepuscolo, Cronaca, Cuore, Dario Fo, Declamare, deserto, desiderio, dialoghi, Dialogo, Distanti, Distanza, distanze, Distopia, diversi, dolore, Donna, Donne, Echi, eco, Egli, Egoismo, Ella, erotico, Errante, Estado de animo, Facebook, farfalla, Federico, Federico Garcia Lorca, Fiore, Fiori, Folla, follia, follow, Frammenti, Frammenti di me, frammenti di te, frammenti di vita, frida, fulmine, Haiku, Hikmet, illusione, incontrare, incontrarsi, Incontri, Inerzia, innamorarsi, innamorati, inverno, involontariamente, io, Istanti, Itaca, italia, Iter, jazz, labbra, lacrima, Lacrime, Lautaro, lei, libri, Libro, life, Locura, Love, luce, lui, Luna, Macondo, malinconia, Mare, Marquez, memoria, memorie, Milena, Natura, Naufrago, Nebbia, Neftali Basoalto, Neruda, Noi, Notte, occhi, Oceano, Orgasmi, Orgasmo, Orologi, orologio, ossimoro, Palabras, panchina, Parco, Parola, Parole, Pensieri, Perdere, Perdersi, Persone, Pesca, Petali, pioggia, piovere, Poem, Poema, poemas, Poesia, Poesia Sociale, Poesias, poesie, Poet, Poeta, Poetas, poeti, Poetry, Primavera, Punti, raccolta, ragazza, Ragazze, read, Righe, Ritorno, rugiada, Saramago, Scrittore, scrittura, scritture, scrivania, scrivere, Sentieri, senza categoria, Sesso, Sex, sguardi, Sguardo, Silenzio, Sipario, slamPoetry, Sognare, Sognatrice, soledad, Solitudine, solitudini, specchio, Status, stillicidio, strada, te, Teatro, tempo, Ti Amo, Travel, tu, Uomo, Utopia, vacuità, Vagabondo, Vagare, venerdì, Verbo, Versi, Versi vagabondi, Viaggi, viaggio, vino, vita, winter, Write, writer
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“Io, il mio inglese incerto e tu”
Nel mio tentativo reale
di inoltrare un addio
– nel momento dei ringraziamenti
che certe volte diventano prolissi –
decisi di concederti
tutti i vantaggi della situazione,
abbandonai i suoni delle campane
i cesti pieni di lamponi
i prati con le margherite appena nate,
per imbarcarmi dentro i tram centenari
e attraversare quelle vie sucide
che mi allontanarono da te,
tuttavia
quella violenza che usai
sulla mia carne
non fu sufficiente per soffocare la mia voce
per tagliare le mie ali
per amputare i miei versi dai prati bagnati,
per tali ragioni
oggi mi ritrovo qui,
nel medesimo bancone
a scriverti nuovamente,
versi che mai leggerai
ma che decido di affidare al vento
e alle ali dei piccoli pettirossi
che incontro ogni mattina.
Ti scrivo per chiederti perdono,
accetto la mia colpa
il mio misero fallimento
la mia responsabilità,
tento di scusarmi
inoltrandoti un insieme di vocali
senza barcamenarmi per X pagine,
vorrei mostrarti il mio viso
e donarti il mio silenzio
come in quella notte
dove la mia voce si ruppe leggendo una poesia.
Tu la mia Patria.
Neftali Basoalto
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“Porque tu siempre Existes”
Oggi mi sono chiesto
se abbia senso scrivere ancora
su di te
per te
di te.
Tu mi odi
– è comprensibile –
io con la mia natura selvaggia
ho rovinato l’equilibrio precario
dei tuoi sentimenti
della mia vita
delle ombre dei nostri corpi,
perciò mi domando
– lecitamente –
se la mia penna
non debba morire
e far tacere questi versi,
ma oggi è un giorno diverso
ho riletto la lettera che ti scrissi
e che mai ti inviai
per puro caso, sia chiaro,
e ho sentito dentro il mio stomaco
sotto le mie unghie
sopra le mie pupille
la stessa sensazione
che provavo ogni volta
in cui incrociavo il tuo viso
e ti guardavo con questi inutili occhi
– che si commuovono difficilmente –
e sono rimasto in silenzio
fino a notare che la mi voce si spezza ancora,
non capisco perché questo succeda
il tempo passa
i centimetri dell’orologio si allungo
nell’orizzonte,
il ricordo di te
si indebolisce,
ma la mia Poesia
mi chiede a gran voce
di scrivere
su di te,
per te
e di te
e non posso farne a meno,
nonostante questo mi riporti ad uno stato di agonia.
Tu, la mia poesia.
– Il volo del Pettirosso
passa sopra il viale dei ciliegi
in questa primavera sanguinaria –
Neftali Basoalto
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“Cent’anni di solitudine”
Là sulle rive della mia Patria
tempo fa
toccai, udii e amai
ciò che la terra mi diede;
il tuo corpo di frumento
la tua assenza vulcanica
il tuo silenzio millenario.
Tempo fa,
tra le ombre allungate dei sassi
cominciai;
a camminare sulle foglie agonizzanti
a saltare sopra le isole
a conoscere i fiori, le case e il vino.
Cantai giorno e notte;
fino a congiungermi coi tuoni e la tempesta
sino ad affogare dentro l’orizzonte del tuo sguardo
e senza fretta sussurrai tra le pietre il tuo nome assopito.
Allora mi sentii stanco
come il cielo,
come la neve,
come un vecchio cavallo
e affidai il mio cuore
ad un piccolo Pettirosso
che spezzò le catene del tempo
e ti portò
– senza timore –
le sue piume colorate e il suo petto gonfio,
e riempì i quattro angoli della tua finestra
coi versi acerbi della mia Poesia.
– Una volta
Tu, la mia Patria –
Neftali Basoalto
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“Pergamena di Melquiades”
Ho sognato la tua piccola mano
– è duro questo tempo –
soffro e sento
bevo e ricordo
osservo e mi perdo
scrivo e ti penso
non t’amo e t’amo.
Ho rivisto il tuo timido sorriso
– è lungo questo tempo –
mi ero vietato di prendere quei negativi
dove ti catturai l’ultima volta,
mi ero promesso di non incontrarti
percorrendo la memoria,
ma sono un uomo debole dinanzi alla malinconia.
Ho creduto di vederti
– è morto questo tempo –
avrei bisogno delle nostre mani
per lavare il fuoco e il freddo,
avrei bisogno di noi
per alimentare le volpi e raccogliere le margherite
sfidando l’infinito del tempo.
Ma Tu non ci sei
ed Io non ci sono
e non posso chiederti di attendermi
– la linearità del tempo mi distrugge –
posso solo scrivere questi versi due volte ancora.
Neftali Basoalto
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“Smisurato come un Bacio”
La Primavera sanguinaria
di colpo è comparsa,
anticipando i tempi ciclici
rompendo gli schemi del ghiaccio
per adagiarsi al mio fianco
su questa panchina errante,
vedo le volpi che escono dalle loro tane
e bevon rugiada
vedo il petto gonfio dei Pettirossi liberare il loro canto
col cuore aperto
vedo la mia ombra perdersi
tra le moltitudini delle margherite appena nate,
poi mi aggrappo al silenzio
della tua voce millenaria
e mi domando
quanto e come dovrò pagare per questo Amore.
L’Inverno appena passato
mi ha mostrato tutto ciò che avrei voluto
continuare a vedere e toccare,
perché di tutto quanto io vidi
di tutto ciò che io toccai,
sei solo Tu che vorrei ritrovare
mangiare nuovamente il tuo sorriso d’arancia
affogare dentro il profumo di pesche
toccare la luna sulle tue ginocchia
e morire nell’orizzonte infinito
dei tuoi occhi color smeraldo,
e non mi domando
né quando
né come
ti ho perduta,
perché tu sei indelebile nella mia pelle
e nella mia poesia,
mi piacevi ogni sera di più.
Oggi, alle dieci del mattino,
mi domando l’unica cosa lecita che possa chiedermi,
Dove tu sia?
la risposta non tarda in arrivare,
la lucidità del mio labirinto
mi urla a gran voce
che sei oltre il Silenzio,
io mi sento povero, anonimo e triste
e non posso farci niente,
vagherò
chiedendo al vento
di portarti questi versi
– sussurrati, sia chiaro –
perché io T’amo e Non T’amo
con le bandiere a lutto
con un prato fiorito di stelle
con un bacio socchiuso
e l’immensità del silenzio.
– Pagina 26 del mio taccuino
l’uragano si avvicina
le pergamene di Melquiades
pronto verranno svelate –
Neftali Basoalto
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“Casualità”
Scusa,
potrai udire la mia voce
quando sentirai l’uragano avvicinarsi
– ho affidato le mie ultime vocali
a quel vento sregolato –
ti dirà con violenza sonora
– anche per questo ti chiedo scusa –
che oggi alle dieci del mattino
mi sono svegliato
e t’ho amato,
con il cuore aperto
e un pettirosso sull’angolo destro della finestra,
non domandarti perché
tutto è successo improvvisamente,
ho ritrovato un’orma delle tue isole
sul mio oceano indefinito
e senza volerlo
ti ho rivisto,
avevo gli occhi aperti
e la mente sufficientemente lucida
per comprendere che non era un sogno o un incubo,
eri semplicemente Tu
che lasciavi un Post Scriptum
sulla pagina bianca del mio taccuino,
ora attendo che l’uragano torni da me
– chissà se saprà fermarsi sulla mia finestra
e comunicarmi la tua risposta –
intanto vi è un campo
sterminato di margherite.
Neftali Basoalto
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“26 Dicembre”
Questo è un tentativo di congedo
– non credo che leggerai mai questa inutile esternazione
ma penso che sia opportuna scriverla
per concludere un ciclo della mia vita –
Tu sei comparsa in essa
all’improvviso
quando stavo affondando
quando le mie ali si erano spezzate
e avevo perso persino la volontà del volo,
sei arrivata senza preavvisi
né pretese
e mi hai fatto risorgere,
persino innamorare!
– cosa a me estranea fino a questo momento –
Solo con la tua voce,
ma soprattutto col tuo Silenzio,
mi hai inchiodato sul fondo del mare
fino a farmi affogare
circondato da colori indefiniti,
mi hai scrutato con quegli occhi
che sapevano spezzare qualsiasi catena
e mi hai dato la libertà,
la stessa che cercai per anni
viaggiando per il mondo
assaggiando guerre, morti e pallottole
senza mai trovarla,
Poi
mi hai parlato con la tua voce
– che oggi mi è estranea –
finché non mi sono raggomitolato al tuo fianco
e mi sono sentito a casa,
la stessa che non ritrovo
da quando abbandonai la mia terra,
poi
hai persino osato dirmi
che ti stavi innamorando di me
che avevo spezzato la tua corazza
e che ti sentivi libera,
credo che sia stato in quel momento
che ho iniziato a perdere la ragione,
la follia si è impossessata di me
ho creduto ad ogni singola lettera di quelle dichiarazioni
e le ho riascoltate nella mia testa
fino a quando non mi sono schiantato con l’auto
e ho visto la mia vita
aggrappata ad un filo,
tuttavia
io ho provato ad amarti
con la parte migliore della mia orrenda persona
con l’unica parte sincera che io abbia
la mia Poesia,
ma sono riuscito soltanto
a rovinare tutto
dimostrandoti la mia natura sregolata e selvaggia
incapace di controllarsi
dinanzi alla disperazione,
perché quando ho sentito la tua mancanza
farsi reale nella mia vita,
ho iniziato a sentire un dolore straziante
e mi sono perso,
non avrei mai voluto che tu vedessi
la mia orribile trasformazione
ma sono caduto
rompendo tutti i cristalli
che avevo messo per sorreggere il nostro amore,
così
è bastata una notte
per cancellare qualsiasi traccia
di un sentiero in cui vi erano fiorite delle margherite
e i pettirossi si fermavano ad osservare l’orizzonte.
Ora tento di congedarmi
e andare lontano
ovunque io non possa farti male
con questo amore
che non ha saputo donarti
né felicità, né serenità
ma solo silenzio,
per questo ti chiedo perdono.
Neftali Basoalto
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6 commenti
“Concerto”
Oggi mi odierai
per questo ti chiedo scusa
sono un Vagabondo
Neftali Basoalto
Pubblicato su Haiku, Versi per Milena
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“Navigli”
Reciproca pietà.
– Io Naufrago
Tu Solitaria –
Avanzo nella mia miseria
raccogliendo la morte
entrando nei manicomi
e violentando i silenzi dei tram,
urlo
con tutto l’amore
che provo per te
finché la gola non si stringe
e questo rumore assordante
si espande
fino a raggiungere il firmamento,
cadono stelle
sulle mie spalle scoperte,
il mio alito di morte
uccide perfino
le margherite appena nate,
Naufrago avanzo
lungo il marciapiede
inondato di sangue.
Tu, solitaria
rimani impassibile
e avanzi nella vacuità del suono
– hai tra le mani una chitarra-
lentamente
senza guardarmi
ti allontani,
lasciandomi
nell’agonia
di un minuto troppo dilatato,
Il tuo silenzio
mi pesa due vite.
Reciproca pietà.
Neftali Basoalto
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